Con questo termine si vuole dire al giovane quanto segue: “Amico, fare esperienza di Cristo, non avviene mai per via razionale, ma prima di tutto per via intuitiva. E l’intuizione è comunque una forma di conoscenza valida e altrettanto percorribile”.
Bisogna precisare cosa si intende qui per intuizione: non è un ‘colpo di fulmine’ attraverso il quale si passa a sapere ciò che prima non sapevi. D’altronde, per quanto l’uomo sia capace di grandi scoperte, come potrebbe cogliere la grandezza di Dio mediante un unico atto intuitivo? Possiamo giungere ad avere una esatta intuizione per piccole o significative scoperte della natura ma non potremmo entrare nel mistero di Dio. Piuttosto per intuizione si intende un processo profondo che ogni persona può realizzare. Non vi sembri quanto stiamo per scrivere troppo concettuale. A fine articolo troverete la proposta di un brano del vangelo che potrete rileggere con calma alla luce delle considerazioni che trovate di seguito e che vi mostrerà come tutto ciò è un vero percorso per i giovani e per coloro che vogliono aiutarli. Vediamo questo processo intuitivo più in particolare.
- Intuizione come vedere: il primo mattone della conoscenza è ciò che sperimento.Si parte sempre dalla realtà che è sotto i nostri occhi, essa è reale; la conoscenza del reale diventa poi esperienza. Imparare a vedere la realtà nella sua profondità è l’inizio di ogni conoscenza. Le cose che vedo e il come imparo a vederle sono un momento della conoscenza. Il grave errore in cui spesso si cade è quello di confondere questa conoscenza mediante l’esperienza come la “vera” conoscenza. Sappiamo che l’esperienza dice qualcosa su ciò che ho visto e su ciò che potrebbe accadere se le cose restassero sempre uguali. Ma la vita è continuo cambiamento e mutamento delle condizioni. La conoscenza di esperienza è sottoposta al ripetersi di molte condizioni. Non è possibile: anche l’operaio che fa sempre lo stesso lavoro incontra ogni giorno piccole modificazioni negli oggetti che lavora come nelle persone che incontra a lavoro, per non parlare degli stati d’animo con cui va a lavorare. Pertanto, la conoscenza esperienziale è la base, ma non è il completamento della conoscenza. L’uomo sa già di non potersi fermare solo a ciò che vede. Questo vale per tutto, figuriamoci per le relazioni personali e la relazione per eccellenza, che è quella con l’Amore.
- Intuizione come pensare: il secondo mattone della conoscenza è ciò che penso. A partire dal vedere-sperimentare l’uomo comincia a fermarsi su quanto ha veduto. Il mondo visto mi è entrato nella mente e questa riflette, immagina, considera, stima. Questo secondo momento della conoscenza intuitiva non possiamo comandarlo: dal momento che un dato della realtà è stato visto e sperimentato noi cominciamo a riflettere su di esso. Questa seconda fase del conoscere consente poi di assimilare ancor più quello che passa sotto i nostri occhi. È proprio degli uomini pensare. Certo, bisognerà analizzare poi “come si pensa?” e liberare la mente da sistemi che si fondano su pregiudizi o ideologie. Ma non possiamo non pensare. A questo livello – ai fini dell’incontro con Dio – è fondamentale il ruolo degli educatori e dei pastori i quali, specie con i giovani, non possono rinchiudersi in frasi fatte o posizioni dogmatiche ma debbono imparare a dare ragioni e strumenti per purificare il pensiero e stimolare una messa in discussione dei punti di partenza. Un’opera grandissima ma estremamente necessaria. Il pensiero dominante addormenta alcune dimensioni del nostro pensiero facendoci credere che ciò che viene proposto sia l’unica forma di verità. Al contrario, l’intelligenza riportata ai blocchi di partenza può intraprendere altre strade, tra cui quella che può condurre all’incontro con Dio.
- Intuizione come elaborare: è l’ultimo passo del processo di conoscenza, è ciò che comprendo. Ciò che ho sperimentato e ciò che ho pensato viene infine elaborato da vari centri del sistema nervoso centrale ma con un’aggiunta di intelligibilità che proviene dalla coscienza e dall’intenzionalità di fondo della persona. L’elaborazione non è un automatismo ma la comprensione di quanto visto e pensato in modo originale che attinge alle profondità dei desideri e delle motivazioni dell’uomo e conduce ad operare delle scelte. L’elaborazione è un’aggiunta di comprensibilità non automatica, piuttosto è attivamente attribuita dalla persona alle cose che ha visto e pensato. La persona rimane nella sua originalità e non è ridotta ad automatismi, essa conosce avendo come riferimenti interiori delle massime iscritte in ognuno (ama, sii responsabile, sii ragionevole, sii attento) e coniuga questi elementi fondamentali con quanto visto e pensato.
Teoria? Astrazioni? Cosa c’entra tutto ciò con la conoscenza di Dio? Non basta una bella emozione per conoscere Dio? È ora di prendere in mano la Parola di Dio e leggere attentamente il vangelo di Luca 24,13-53, il racconto dell’incontro dei discepoli di Emmaus con Gesù risorto. A partire da questo brano si possono riconoscere le varie fasi della conoscenza sopraesposte. Solo un esempio, ma ogni autentico incontro con Dio segue questa strada, pur nella originalità di ogni individuo e di ogni vissuto.
Vittorio Zeccone