Carissimi Giovani amici di Cellole e dintorni/3,
iniziato il conto alla rovescia immediato verso l’inizio della Quaresima, che quest’anno cade mercoled“ 18/2 giorno delle Ceneri. In quell’occasione sarebbe bello poter condividere in modo comunitario con la S. Messa che celebrer˜ nella Cripta a Pianura alle ore 21,00. Fin da ora vi invito e se potete sarˆÊ per me una gioia sentire la vostra presenza.
Spero vivamente che la preghiera del gioved“ vi aiuti a rinsaldare i vincoli di amicizia, confronto e di bene che sono necessari per camminare dietro Cristo: ‰Û÷di amicizia’ poich quelli che in modo diverso sono stati chiamati da Ges sono chiamati a diventare amici; ‰Û÷di confronto’ perch il vero cammino contiene elementi di frizione e di attrazione per modellarci secondo il suo progetto e non il nostro; ‰Û÷di bene’ in quanto se esso non cresce sappiamo che non stiamo camminando. Se c’ qualcosa da dire a un fratello o a una sorella di costruttivo, prima verifica bene nel tuo cuore se disinteressato, quindi controlla che non ci sia risentimento o astio, infine sappi confrontarti in privato e con tenerezza verso il fratello. Solo in seguito pensabile una modalitˆÊ pi decisa.
Adesso mi fermo con voi su due versetti del vangelo di Marco, cap, 5,22-23. Si tratta di quel brano in cui Ges guarisce la donna che perde sangue da 12 anni (l’emorroissa) e poi la figlia di Giairo. In particolare voglio commentare per voi questi versetti:
“Si rec˜ da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giairo, il quale, vedutolo, gli si gett˜ ai piedi e lo pregava con insistenza: ‰Û÷La mia figlioletta agli estremi, vieni a imporle le mani perch sia guarita e viva”.
In questi due versetti sono indicati le caratteristiche per come andare e stare davanti a Ges.
– Si rec˜ da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giairo: il capo della sinagoga era una piccola autoritˆÊ nella sua comunitˆÊ, egli riconosciuto, onorato, ha un nome, un ruolo, una bella immagine davanti alla porzione del popolo di Israele. Eppure i suoi onori, la sua carica e quant’altro non diventano un ostacolo per colmare la distanza tra lui e Ges che appena arrivato nel suo villaggio. Cos“ anche noi siamo chiamati a spogliarci di tante strutture e sovrastrutture, paure e preoccupazioni, chiamati a metterci per quello che siamo e non per quello che vogliamo sembrare davanti a Ges. Il primo passo per stare bene davanti ad una persona non fare quello che la persona si aspetta, ma essere se stessi, nel bene come nel male. Anche tu: quando vai all’adorazione o alla Santa Messa prima di ogni cosa spogliati di te stesso, delle tue finzioni… davanti a Ges siamo quello che siamo, andiamo incontro a lui in povertˆÊ. Non c’ luogo pi bello di essere poveri se non davanti a Ges. Va da s che quest’atteggiamento richiede umiltˆÊ sincera e voglia di mettersi in discussione. Tu lo fai veramente questo?
– Vedutolo, gli si gett˜ ai piedi e lo pregava con insistenza: Giairo pi che vedere fisicamente Ges lo percepisce come Colui il quale pu˜ fare qualcosa. Questo lo comprendiamo dal prosieguo allorch gli chiede di imporle la mano perch la figlia sia guarita. Egli non si ferma all’apparenza (al rumore, al frastuono di tanta gente) ma guarda dentro. Accompagna questo atto di fiducia con due gesti espliciti: gli si getta ai piedi e insiste con lui. Similmente ognuno di noi, per quanto possa essere distante o credente, se vuole provare ad entrare in sintonia con Ges, deve fare un atto di fiducia: “Signore credo poco, capisco ancora meno, ma voglio appoggiarmi a te”. Fino a quando metteremo continui tranelli mentali al Signore (Se fai questo… se fai quest’altro… allora) saremo bloccati nella preghiera e di conseguenza nel cammino. Guardati per favore sinceramente: sei libero o sei tutto intasato dentro?
– La mia figlioletta agli estremi, vieni a imporle le mani perch sia guarita e viva: la preghiera che Giairo rivolge a Ges per convincerlo ad andare a casa sua e toccare la sua giovane figlia. E’ una preghiera che, pur nona vendo certezza che venga esaudita, fatta con tutto il cuore, senza paura e tentennamenti, diremmo senza riserve, lasciando carta bianca al Signore perch decida se andare o no, se toccare o meno, se guarire o no. Quest’atteggiamento importante quando ci mettiamo davanti a Ges: la nostra preghiera sia semplice, essenziale, di poche ma intense parole. Confidiamo in Lui.
Spero che guarderai e correggerai il tuo modo di metterti dinanzi al Signore anche tenendo presente queste semplici note che ho preso dal vangelo di Marco.
Infine vi avviso che DOMENICA 15/2 dalle 10 del mattino siete chiamati a compiere un segno insieme a circa 15 giovani di Napoli: preparare e servire il pranzo alla mensa per i poveri di piazza del Carmine a Napoli.
Vi rinnovo l’invito a prendere visione delle date delle GdC e ad organizzarvi in tempo. Non vorrei sentire storie di giustificazioni.
Vi voglio bene, pregate per me
don Vittorio Zeccone
Napoli, 5 febbraio 2015